Sabato 4 novembre noi alunni della 3^ B della Scuola Secondaria di 1° grado e del CCR dell’Istituto Comprensivo “Tricase Via Apulia”, nella Giornata dedicata alle Forze Armate e all’Unità d’Italia, abbiamo reso omaggio a tutti quei soldati che, ancora giovanissimi, hanno sacrificato la loro vita per la propria Patria. E’ stato per noi un modo per continuare la riflessione iniziata in classe su come hanno vissuto i nostri nonni e bisnonni e cosa ci hanno lasciato in eredità. Ci siamo ritrovati a Palazzo Gallone con altri studenti e con le autorità civili e militari per poi recarci in corteo alla Chiesa della Natività per la celebrazione della Messa presieduta da don Flavio.
Nella sua omelia il sacerdote ha usato immagini per trasmetterci emozioni e sottolineare la necessità di diventare operatori di Pace. Ha fatto riferimento alla giornata dedicata ai defunti per puntualizzare l’importanza della vita e di come Dio non parla mai di morte e il Paradiso è una continuazione della vita come il passaggio dalla pancia della mamma al mondo. La vita prenatale nel grembo della madre è fatta di nove mesi tranquilli, e ogni essere umano seguendo il ritmo dolce del cuore materno crede che quella sia la sola realtà, ma quando arriva il momento di venire al mondo si trova in una situazione nuova e diversa, che riviviamo quando, nella sofferenza, giunge il momento della morte , ma questa volta è per l’eternità. Don Flavio ha così evidenziato come il drammatico evento della morte, con cui si confrontavano madri, padri, fidanzate, spose che attendevano il ritorno del loro caro, era solo l’inizio di una nuova vita. Che dolore hanno provato queste persone alla notizia della perdita di un proprio caro! A loro però veniva detto che dovevano essere orgogliosi e onorati di essere parenti di un eroe della Patria. Ha poi raccontato la sua esperienza in Russia, vissuta circa dieci anni fa, quando ha visitato il cimitero dove riposano gli italiani caduti in guerra, deposti in una fossa comune e ha condiviso la sua emozione nel camminare sopra quell’unica tomba senza nome e lontana dall’affetto dei parenti. Ha continuato dicendo che, nella nostra società, siamo spesso noi ad alimentare la violenza con altra violenza, perché purtroppo la vendetta è una risposta umana. E’ il nostro comportamento che ferisce l’uomo, in particolare, l’uso improprio della lingua, che diventa un’arma letale. Abbiamo ancora oggi bisogno di vivere in un mondo di Pace, dove l’istinto di sopraffazione, di vendetta e qualsiasi impulso aggressivo e di odio verso gli altri sia dimenticato.
La cerimonia è continuata, in Piazza Alfredo Codacci Pisanelli, con l’alzabandiera, la lettura del Bollettino della vittoria, la deposizione di una corona di alloro al Monumento del Milite Ignoto e una riflessione da parte del Sindaco della città di Tricase, preceduto dagli interventi di alcuni rappresentanti delle scolaresche presenti, tra cui Silvia Rizzo che ha letto una lettera in cui immagina di essere un soldato della Prima Guerra mondiale che scrive alla moglie Teresa una dei quattro miliardi di lettere spedite dal fronte della Grande Guerra, in cui racconta lo stato d’animo, la disperazione e la speranza , la fame e il freddo, la nostalgia della famiglia e degli amici. E’ proprio attraverso la testimonianza della parola scritta che abbiamo capito come per i nostri soldati la guerra è stata un’esperienza angosciosa e drammatica. A seguire Anna D’Aversa ha letto una sintesi dell’intervista all’ultimo fante in cui racconta la sua vita al fronte, chiedendo scusa all’intervistatore perché non ha detto tutto affermando “Ci sono cose che non ricordo. Ci sono cose che non voglio ricordare.” Noi, invece, dobbiamo ricordare, abbiamo il dovere di conoscere e far sapere che i cinque milioni dei nostri nonni e bisnonni mobilitati nella Grande Guerra hanno molto sofferto, insieme ai 650 mila che nonni non sono diventati e ai tanti soldati caduti nell’adempimento del loro dovere nelle guerre che hanno sconvolto il Novecento, alle vittime civili e militari delle missioni di pace di ieri e di oggi.